(Parte 3) Accontentare le Prede e Supportare i Cacciatori
Ora veniamo al nodo cruciale della dissertazione ovvero l’avvento dell’Intelligenza Artificiale nella narrazione audiovisiva.
Premetto che mi concentrerò solo sull’ausilio dell’AI per l’elaborazione di sceneggiature tralasciando volutamente altri ambiti, se pure importanti, come quello cinematografico, della post – produzione , dell’analisi del pubblico potenziale, della creazione di effetti speciali e così via; ambiti in cui l’AI potrà essere validamente utilizzata.
Bene, ora perché sostengo che l’intelligenza artificiale possa adattarsi perfettamente alle esigenze dei contenuti arricchiti e non degli arricchenti?
Perché i contenuti arricchenti fanno leva su tutto ciò che non può essere replicato da una macchina che analizza dati preesistenti, ovvero:
- Empatia;
- Istinto di sopravvivenza;
- Indagine del razionale tramite l’irrazionale.
Aristotele, nella “Poetica”, descrive due processi fondamentali da seguire per una tragedia di successo: imitazione e ritmo.
L’imitazione consiste nella modalità in cui l’uomo, in quanto essere vivente, riproduce ciò che vede, emulandolo appunto, provocando piacere alla vista. Pensiamo a un’opera d’arte, un paesaggio, una natura, un evento storico.
Il ritmo è il modo in cui un autore mette insieme, compone i vari segmenti imitativi.
Può trattarsi della sceneggiatura, della composizione musicale, del prodotto cinematografico inteso come film, etc…
L’imitazione è facilmente replicabile dall’Intelligenza Artificiale.
Non è lo stesso per il ritmo. Questo perché consiste nello sforzo di convogliare le varie sequenze imitative al fine di compendiare la realtà in un contenuto finito, di facile comprensione per l’essere umano.
Che cosa porta un autore a questo? L’interrogarsi sulla realtà soggettiva, derazionalizzandola, allo scopo di oggettivizzarla.
Cominciando quindi dal processo imitativo, il compositore esercita l’attività di inferenza: si pone delle domande, crea nuove realtà, le unisce e poi le spiega con una conclusione generale.
L’ovvio diventa non più ovvio passando dalla macchina umana, per poi diventare ovvio ancora.
Se vedo uno spiraglio di luce che entra dalla finestra, posso pensare che oggi sia una bella giornata, posso pensare che oggi ci sia il sole, ma per un artista potrebbe voler dire la presenza della luce divina dopo un periodo di sofferenze, potrebbe diventare il simbolo di un satellite alieno che spia gli esseri umani etc…
Vi faccio un esempio con uno dei miei primissimi esperimenti cinematografici: il cortometraggio “Comprosogni“, scritto da me e girato con una cara amica, artista che ammiro, Martina Cofano. Comprosogni parla della difficoltà dei giovani in Italia a identificare i propri desideri e ancora di più a realizzarli, colpa anche di una società che, invece di guidarti, li allontana da se stessi. Questo mio pensiero razionale, è stato tradotto in linguaggio narrativo con questa trama:
“In un mondo in cui la moneta non è il denaro cartaceo e fisico, le persone ricche si distinguono da quelle povere perché di notte sognano. La vera moneta quindi è il mondo onirico. Le persone ‘ricche’ hanno le borse sotto agli occhi colorate mentre le ‘povere’ di sogni hanno le occhiaie nere. Il cortometraggio finisce con il potere dell’amore che salva un ragazzo dalla perdita dei sogni, mettendolo però ora in pericolo a causa del confronto con una società castrante e oppressiva”
A partire dal concetto principale che ho concepito in origine, cioè la povertà di sogni, la trama si svolge in un modo che una macchina concepirebbe come assurdo.
Ma la cosa più assurda è che invece per l’essere umano questo insieme ha senso.
E non è solo Comprosogni, tutti i film seguono questa logica non logica: primo fra tutti proprio The Truman Show che in sintesi è un film che descrive la relazione padre figlio.
Ciò detto, sono davvero convinta del fatto che l’Intelligenza Artificiale possa essere di grande aiuto nello sviluppo e nell’analisi delle piccole unità narrative, delle scene e delle sequenze isolate.
La composizione e combinazione degli eventi necessiterà però sempre del cervello dell’uomo, l’unico in grado di conferire assegnazione di senso alla realtà.
Discostiamoci per il momento dall’aspetto artistico e concentriamoci di nuovo su un aspetto meramente commerciale e pubblicitario. È da ritenersi probabile che l’avvento dell’intelligenza artificiale e il bombardamento di contenuti possa mettere a rischio i marchi e le aziende proprio per le motivazioni precedentemente argomentate.
Ovvero, la sovraesposizione a contenuti e la diminuzione della soglia dell’attenzione delle prede per colpa di un mercato ipersaturo e caotico, aumenteranno il rischio di ridurre drasticamente la fidelizzazione da parte dei consumatori ai brand. Da qui anche la svalutazione dei marchi, specialmente nel settore del lusso.
Questi ultimi infatti incentrano tutto il loro valore commerciale sulla storia e sull’artigianalità.
E quale storia potranno ricordare i consumatori confusi e storditi, non avendo più la capacità di ‘affezionarsi’ a un dato prodotto? Dal loro punto di vista i prodotti appariranno fungibili tra loro non essendo in grado di coglierne le differenze.
Da ciò possiamo ricavare che con un utilizzo errato dell’AI si spenderebbero più tempo e più risorse a pubblicizzare contenuti sempre nuovi, rendendo nullo il tentativo di un mantenimento di un messaggio costante, coerente e di lunga durata, sconvolgendo l’intero settore aziendale del marketing e le tecniche usate sino a ora.
Come è consigliabile muoversi dopo questa previsione?
Una via c’è e si può intraprendere, ed è la soluzione che La Papessa Production promuove anche con lo scopo di tutelare non solo le aziende ma anche gli stessi consumatori, siano essi prede o cacciatori.
E tale via parte con la “rieducazione” delle prede, trasmettendo loro la facoltà di discernimento, avvicinandoli a tipologie di contenuti più complessi per far sì che affinino il loro sguardo nel valutare i prodotti loro offerti.
Parlo di Contenuti Arricchiti ‘Ibridi’, che esamineremo nel prossimo articolo.
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