Alessandra Ravelli, La Papessa Production
Ambientazione
Nello scantinato umido pavese di via Mascheroni, la luce della lampadina al neon tremolante sulla parete taglia di netto i volti di due donne, rendendoli ancora più arcigni. Nel piccolo luogo angusto, mucchi di scatoloni pieni di fatture in nero, fogli sparsi, persino registratori di cassa.
Genoveffa, la più giovane, è seduta su una pila di scatoloni denominata “CAMPIONE”. Accanto a lei, altre due pile, o meglio, altre due sedute improvvisate: “Global Energy Green” e “Liste per Call Center Spam”.
Il cappotto che indossa è grigiastro e infeltrito, il volto è segnato da un’acne antica e mai curata, mentre il suo modo di fare è drammatico, sempre sul punto di piangere.
Dietro di lei, in piedi e immobile, sta la MADRINA: palermitana, furiosa, raramente silenziosa.
Nella mano tremante di rabbia stringe una lunga collana di tessuto nero che arriva fino al collo di Genoveffa, avvolgendolo come un guinzaglio.
GENOVEFFA
(voce tremante, mentre accende il laptop)
Non so più chi sia. Non è più lei. E io… io sono preoccupata.
MADRINA
(sottovoce, con accento palermitano marcato)
È testarda, una crucca come il padre suo.
Ma meno furba.
Parla piano. Ma parla come ti ho insegnato.
Non dimenticare da dove veniamo, non farmi fare brutta figura.
(Schermo acceso. Collegamento con l’intelligence americana. Voce maschile, distorta.)
AGENTE CIA
(accento italiano e americano)
Identificarsi.
GENOVEFFA
Jonathan io sono, Genoveffa sono. A cugina ‘e Biancaneve.
Palermo ti ascolta, ti comprende e ti capisce.
(si tocca il viso)
Scusami… sono provata. È una situazione che mi spezza, non dormo, non vivo più.
Ma che è, ma che è davvero. Ma che devo fare?
(piange e singhiozza)
MADRINA
(tirando leggermente il guinzaglio)
Brava così amore di mamma.
(rivolta all’agente)
Lombarda idda. Non capisce a noi.
Ma chi ci è capitata in casa Jonathan.
Ma chi ci ha fatto capitare la mia stessa sorella! Sangue del mio sangue!
Insieme nate siamo!
GENOVEFFA
(sospira, occhi lucidi)
Jonathan mia cuggina, nostra cugggina.
Biancaneve, la lombarda. Fredda. Razionale. Non capisce il cuore.
Se la vedi ora? Manco la riconosci, magra magra è. Si trucca sempre come na Cleopatra.
Si veste sempre firmata, ma non delle firme nostre se capisci. Le firme le sceglie lei!
Quello che vuole, compra!
Parla pure con stranieri. E sorride sempre, felice idda.
MADRINA
A creatura non capisce che la vita nostra è sofferenza!
Dice che le piace pure il lavoro che fa. Abbiamo provat pure e torture ambientali ma non è costante a picciridda. Non trema sempre. E non ha paura e niente!
Vive con la convinzione che può fare ciò che le piace, capita mi hai?
Pure scegliersi chi sposare e se sposare, e da sola. Capita mi hai?
GENOVEFFA
(scoppia in un pianto disperato)
Io la amo. È mia cugina. Ma… non è stabile. Parla di “libertà”. Di “scelte”. Non capisce la famiglia sua, non la vuole manco vedere. Domani parte pure per un lavoro all’estero. Su una nave. Da sola.
Ma tiene i genitori suoi che pazzi sono che la mandano in giro accussì, degli irresponsabili!
Mi dicono da New York amici nostri che lavorano in compagnia che starà in cabina al Ponte 4. Il problema è che forse a connessione nostra non arriva in mezzo all’oceano.
(abbassa lo sguardo)
Jonathan ho paura. Che si esponga. Che venga… fraintesa. Che incontri qualcuno. Qualcuno che non conosciamo.
MADRINA
(sottovoce, glaciale)
Lei è una bambina! Non è cresciuta con noi. Non è dei nostri e non sappiamo che farcene. Ma le vogliamo bene ovviamente.
GENOVEFFA
(tono ambiguo, calibrato)
Chiediamo solo che torni quella di prima, a Biancaneve che conosciamo e che ci piace, e che venga… contenuta. Che non si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Che non finisca in mare.
(rialza lo sguardo, intenso)
Io voglio solo proteggerla. Ma non posso farlo da sola.
(indica lo scantinato intero)
Qui dietro c’è tutta la nostra vita Johnny.
Se lei si espone, tutto questo diventa storia.
E tu solo sai quanto abbiamo lavorato per questo!
MADRINA (urlando)
Quante cene, quante feste, quanti sacrifici!
AGENTE CIA
(Silenzio. Poi un cenno.)
Ricevuto.
MADRINA
(sottovoce, mentre il laptop si spegne)
Brava. Ora respira. Ma stai sempre all’erta figlia mia. Oggi che fai?
GENOVEFFA
(spegne il laptop, si alza lentamente, il guinzaglio si tende)
Biancaneve. È sempre stata troppo bianca. Troppo neve. Troppo lombarda.
MADRINA (immobile, mentre la lampada tremola)
E troppo libera la picciridda. Ma mo la sistemiamo a noi.
Che ci caschi int o mare.
Fine scena.


