🎭 La vita di Francesca secondo il suo Stato

Un estratto dal dossier drammaturgico di La Papessa Production

Francesca è una letterata.
Intelligente, sì.
Ma ingenua. Sciocca. A volte inappropriata.
Ama i libri, la precisione, le domande.
Ha una famiglia che la ama. E questo, già, è un problema.

Appena laureata, si affaccia al cinema. Ma è troppo pignola, troppo precisa, troppo restiva. Fa un sacco di domande. Vuole le cose fatte bene. Non ha capito che qui si lavora al contrario: chi sa, tace. Chi tace, sale. Chi parla, cade. Chi ha talento, se lo deve togliere. Chi non ce l’ha, meglio, si finge quel poco che basta.

Ha parenti alla lontana nella mafia. Non abbastanza per essere protetta. Abbastanza per essere sorvegliata.
E tra tutte le mafie, la peggiore per sottosviluppo: quella siciliana.
Talebani però con badge NATO. Tecnologici solo perché richiesto dai cugini americani, ma retrivi.
Alleati della CIA, amici della MI6. Nemici della meritocrazia, dello sviluppo e della felicità.
Come se la vita non fosse già abbastanza brutta da doverla imbruttire per essere visti come ‘uomini d’onore’. Zoppi patentati e ignoranti, con vite da fame e deviazioni mentali importanti che gli permettono di vivere nello schifo e di non chiedere mai di vedere la luce in fondo al tunnel.
Tolgono dopamina alle vittime, mentre loro ne sono imbottiti, per assicurarsi che non si lamentino mai della routine da incubo e delle vite grame che fanno. Possono evitare di tremare grazie alla serotonina, ma non possono comunque uscire e non vedranno mai i confini della loro angusta gabbia sociale.

Francesca viene infilata nel settore energetico toscano. Un favore non richiesto di ‘famiglia’, per allontanarla dalla famiglia vera.
Ma lei, testarda, osa contraddire un americano. Errore capitale.
Come osa una ragazza del ghetto, della colonia Italia, tirata su dalla merda, tenere testa a un uomo della civiltà?

Viene cacciata. Trova un altro lavoro, fuori dai canali. Errore numero due. Parte. Lavora. Resiste. Allora la missione cambia: non più correggerla, ma spezzarla. Torture raffinate, internazionali. Honey Moon Trap, sorveglianza in network stranieri e isolati. Roba raffinata. Il crimine si mescola con l’intelligence e tira fuori puro miele di cattiveria. Perché se i criminali sono bastardi, i legislatori possono esserlo molto di più. Ritorna a casa, quasi vegetale con un sistema nervoso altamente compromesso.

Ma qualcosa si incrina. Francesca apre gli occhi. Chi ha scritto la sua sceneggiatura? Chi ha orchestrato la sua ingenuità? Chi ha addestrato la sua gentilezza? E poi, si tratta davvero di gentilezza o omertà? A chi sta dando i suoi soldi puliti?

La richiamano. Nel ramo del lago della sanità. Il ramo dei siciliani. Dove sarebbe dovuta atterrare, se solo avesse taciuto. Lì, il supplizio diventa contratto:

  • Istigazione al suicidio
  • Tortura ambientale
  • Danneggiamento sistemico
  • Calunnia rituale
  • Estorsione finale

“Se vuoi lavorare, Francesca, questo è il massimo che avrai. Sarai zitella, povera, serva. Farai caffè. Pulirai la merda. E se ti ribelli, sarà peggio.”

Ma Francesca ha buon occhio.
Mano ferma.
Buona mira.
E sa sparare.

E sappiamo che la mafia invece non è capace di sparare più, così come i tutori della nuova legge.
Sono bravi solo con il computer dello zio Sam.
Quindi Francesca ha una possibilità.

Ci vediamo in una nuova prigione.
Non una nuova prigione, ma una prigione nuova.

Dalla vostra luna Francesca.
Buonanotte per sempre con un dolce espresso.

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